venerdì 29 aprile 2016

Laboratorio "Un mondo a colori"

Giovedì 28 aprile la classe I elementare di Folgaria, accompagnata dalle maestre Annamaria e Agnese, è scesa a Rovereto per assistere,  presso il Museo Civico, al laboratorio Un mondo di colori. In linea con l’impostazione di Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza circa le diverse, e possibilmente originali, strade della divulgazione scientifica, l’attività era strutturata in due momenti molto differenti fra loro ma davvero efficaci nel richiamare i rispettivi contenuti. Inizialmente siamo stati accompagnati nel planetario dove l’operatrice del museo ci ha svelato il significato del nome del nostro laboratorio. 

Un mondo di colori” che saremo andati a scoprire non è altro che il nostro pianeta. Osservando una fotografia satellitare della Terra, i bambini dovevano provare a rispondere come mai si possono vedere zone blu e zone verdi, oppure altre gialle, marroni e bianche. “C’è tanto blu perché c’è il mare e c’è tanto giallo perché ci sono… le spiagge!”

Beh, non soltanto quelle. Ci sono i deserti e le foreste e i ghiacci perenni, ma anche le nuvole. E il cielo? Come mai, nelle diverse ore del giorno e della notte, il cielo assume sfumature di colore tanto diverse? Con delle belle fotografie proiettate sulla parete del planetario scopriamo che c’è differenza tra i colori dell’alba e del tramonto e che di ciascuna di esse esistono molte varianti. Un’aurora può spaziare dal viola al giallo oro passando per numerose tonalità di rosso e di arancione. Ma perché mai il cielo è colorato di giorno e non di notte? 

Foto fonte web

È tutto merito dell’aria. “Forse perché l’aria, soffiando, spinge giù i raggi del sole?”- ipotizza qualcuno. L’atmosfera, cioè l’aria che sta tutta intorno alla Terra come una specie di coperta, filtra la luce “colorando” l’aria. E di notte? Com’è l’aria senza colore? “Triste!” esclama qualcuno. “Non ci piace…” aggiunge qualcun’altro. In verità l’aria non ha alcun colore, è trasparente. E per questo motivo di notte, quando il sole è nascosto a noi, riusciamo a vedere il “vero” colore del cielo: il buio e le luci delle stelle. Di notte, infatti, non è più come se guardassimo attraverso il vetro opaco di una finestra chiusa ma è come se la aprissimo. 

E sono proprio le stelle che ora vogliamo vedere: siamo entrati nel planetario apposta! Così si spengono le luci e un proiettore simula il variare del cielo sopra Rovereto nelle diverse ore del giorno. A mano a mano che osserviamo il sole compiere il suo arco, l’oscurità si fa sempre più fitta ma mai totale. Purtroppo anche il planetario ci ricorda il problema dell’inquinamento luminoso ma con un po’ di magia possiamo spegnere tutto ed ammirare il pieno cielo stellato proprio come se fossimo in un prato d’alta montagna. 

Ora le esclamazioni di meraviglia si sprecano e ci viene insegnato come individuare la stella polare moltiplicando per cinque volte la distanza che separa Dubhe e Merak, le stelle frontali del Carro Maggiore. Accelerando il trascorrere della notte è ben visibile anche l’apparente fissità della Polare mentre tutto intorno a lei si proiettano le costellazioni rotanti dello zodiaco.

Al termine della visita al planetario, siamo tornati all’interno del museo per salire al terzo piano, dove Paola Conzatti ci aspettava per la seconda parte del laboratorio, tutto incentrato sulla pittura. Ma non avremmo dipinto un tema qualsiasi, bensì il giorno e la notte, scoprendo quali tecniche ci permettono di riportare al meglio quei colori del mondo di cui abbiamo appena scoperto i segreti. Davanti ad ognuno di noi c’era una tavoletta di compensato con due cartoncini per acquerello. 

Il cartoncino per disegnare il giorno era tutto bianco; Paola ci ha dato la libertà di sbizzarrirci nel creare albe e tramonti con le matite acquerellabili, che poi abbiamo sfumato andando a ripassare con un pennello umido. “È molto importante!, ha sottolineato Paola, “non lasciare nessuno spazio bianco”. Infatti nel cielo di tutti i giorni non esiste alcuno spazio vuoto di colore, tra l’azzurro lassù e il verde o il marrone del suolo. 

Foto fonte web

Per disegnare la notte, invece, il nostro cartoncino è stato spennellato con due mani di acquerello sciolto blu scuro, poi una piccola spennellata di verde ha fatto da terreno di partenza: soffiando sul colore ancora fresco con delle cannucce, le goccioline si sono allungate e si stiracchiate in tutte le direzioni, andando a creare delle sagome intricate simili a degli alberi frondosi nell’oscurità. La luna e le stelle invece sono apparse, alla fine, grazie ad una vera e propria magia. Su ogni cartoncino Paola aveva applicato in precedenza della mascheratura per acquerello, una specie di gomma con la quale ha ricreato la mezzaluna e tante piccole stelle. 

Una volta che l’acquerello si è asciugato, la mascheratura si è staccata facilmente lasciando una piccola astronomia in negativo, perfettamente bianca come il cartoncino, risaltante come la luce pallida delle stelle. Purtroppo il tempo è passato in fretta ed è arrivata in un baleno l’ora di ripartire per Folgaria; il cielo si è fatto grigio ed inaspettatamente freddo per la fine di aprile. 

Eppure presto torneranno le giornate assolate di primavera e guardando lassù non vedremo più soltanto una calotta azzurra, ma un’infinita coperta d’aria colorata dal sole.


Cronaca di Alessandro B. per Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza