giovedì 14 aprile 2016

Laboratorio "Ma come parli?"

Mercoledì 13 aprile, accompagnando la II elementare di Lavarone in una delle tante attività proposte da Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza, finalmente anch’io ho visitato il MUSE - Museo delle Scienze di Trento. A forza di rimandare, perché tanto sarei potuto andarci in un giorno qualsiasi in appena dieci minuti di macchina, ci sono arrivato dagli Altipiani con un’ora e mezza di corriera. Ma ne è valsa la pena. 

Assieme ai giovani alunni, accompagnati dalle maestre Mirella ed Erina, il viaggio passa in fretta perché tutti hanno qualche curiosità da raccontare. C’è chi è già stato al museo una, due, tre volte e mi anticipa ciò che di più strano gli è rimasto impresso. All’ingresso del MUSE si sono già formate le file per entrare; il prato è cosparso di studenti di ogni età venuti come noi in visita scolastica e infatti per tutta la mattina ci rincontreremo, ognuno seguendo il proprio laboratorio. 

Appena entrati nella grande sala al piano terra, rimango incantato dal maestoso scheletro di balena sospeso e dai tre piani di animali che ci osservano dall’alto. Facciamo la conoscenza di Mattia, l’operatore che ci illustrerà il laboratorio a cui parteciperemo, Ma come parli? Ha con sé una vecchia valigia e porta un gran cappello a cilindro. Ci trasferiamo al primo piano del museo per riflettere su quali mezzi gli animali utilizzano per comunicare fra loro. 


Un linguaggio non verbale, fatto di versi e di gestualità dal significato preciso e ben riconoscibile. Due grandi dadi, l’uno recante sulle facce sei animali diversi, l’altro sei umori diversi ci aiutano, attraverso il gioco, a immaginare le combinazioni più strane: che espressione avrà un serpente assonnato? E un topo arrabbiato? Mattia ci racconta, poi, che alcuni animali gli hanno scritto per chiedergli aiuto, animali ai quali di volta in volta ci avviciniamo, per meglio osservarli. 

Il primo “cliente” è un giovane cervo, lo vediamo da un piccolo video sul tablet, preoccupato per aver perso un corno; gli ricrescerà? Sì. Perché Mattia ci spiega la differenza fra corna e palchi e, proprio sotto due maschi di cervo impegnati a fronteggiarsi, scopriamo che spesso negli scontri per le femmine i palchi si spezzano o si danneggiano benché gli animali si feriscano molto raramente. 

Ma anche il cervo più attento è destinato, come tutti i suoi simili, a perdere il palco al termine della stagione riproduttiva. La comunicazione degli animali non si limita però ai richiami della stagione degli amori. La difesa dai pericoli e dai concorrenti spinge le volpi e le martore a defecare sempre nel proprio territorio, usandone l’odore come un segnale per gli intrusi. Un esempio più familiare di tale comportamento è il continuo orinare dei cani quando li si porta a passeggio. 

La seconda richiesta d’aiuto giunge a Mattia da parte di un postino di un piccolo paese di montagna; si lamenta di un cane che gli abbaia sempre contro e lo insegue. La ragione, ipotizza, è che essendo il cane un parente del lupo la sua indole sia aggressiva. Per riflettere su questo caso ci spostiamo proprio accanto ad un lupo e lo guardiamo un po’ meglio. Mattia appiccica alla sua valigia delle immagini di lupi in diversi atteggiamenti: con le orecchie abbassate e la coda fra le gambe, con le zanne scoperte oppure a pancia all’aria. 


Sono esempi della comunicazione gestuale che i lupi hanno nei loro rapporti sociali, rispettivamente di paura, di minaccia e di  sottomissione. Ciò non significa però che il cane che tanto spaventa il nostro postino voglia comportarsi come un lupo; anche se sono parenti non sono lo stesso animale! Così gli diciamo che con qualche coccola e un biscottino riuscirà in fretta a farselo amico.

Per rispondere all’ennesima richiesta d’aiuto, bisogna affinare l’olfatto. “Non sentite questa puzza?” Chiede Mattia, mettendosi un grosso naso posticcio; il naso bionico che lo aiuterà a seguire la traccia fino al piano superiore e che anche noi possiamo sentire, su delle piccole frecce adesive che ci guidano e che davvero emanano un odore sgradevole! È l’odore dell’acido formico. 

Questa volta, infatti, sono delle formiche a lamentarsi, scrivendo che le loro compagne più giovani ed inesperte non escono più dal formicaio in cerca di cibo, per paura di perdersi. Eppure è proprio la scia olfattiva che le aiuta ad orientarsi e a difendersi, emanando quell’acido che, non avendo il naso, possono seguire attraverso le antenne. 

Altri tipi di avvertimento che gli animali sanno comunicare sono quelli contro i pericoli, come i fischi delle marmotte, lunghi per i pericoli dal cielo e brevi e intermittenti per i pericoli terrestri. A volte, invece, gli animali hanno modi creativi per segnalare le proprie fasi di accoppiamento. All’ultimo piano, al cospetto di due imponenti aquile reali, scopriamo che questi uccelli, quando si fidanzano, eseguono spettacolari evoluzioni aeree, mentre i pavoni maschi prima mostrano la ruota alla femmina, poi le mostrano il sedere, per essere certi che la disponibilità e l’interesse siano sinceri. Un modo decisamente diverso di approcciare l’altro sesso è quello dei serpenti maschi, che per convincere la femmina ad accoppiarsi la prendono ripetutamente a testate. 


Un ultimo esempio di linguaggio animale che ci viene presentato è quello luminoso. Le lucciole maschio emettono infatti un segnale intermittente mentre volano qua e là di continuo; le femmine, al contrario, sono senza ali e rimangono a terra emettendo una luce fissa. Con questi scambi fluorescenti i due riescono così a trovarsi e a riprodursi. Ora che il nostro laboratorio in compagnia di Mattia è terminato, non ci resta che salutarlo e ringraziarlo prima di avventurarci in libera uscita in giro per il museo. 

Il tempo che rimane a nostra disposizione lo spendiamo fra le “giostre scientifiche” che ci permettono di creare vortici d’acqua, provare letti da fachiro e ascoltare sinfonie stringendo tra i denti un tondino d’acciaio. Ma non può mancare la visita alla serra tropicale, così rigogliosa e profumata da dare un po’ alla testa. C’è tempo ancora per un pranzo al sacco nel bellissimo prato antistante il museo e per giocare un po’ in libertà, rincorrendosi fino a rimanere senza fiato prima di ritornare verso la stazione degli autobus.


Per visionare l'album fotografico completo
Cronaca e fotografie di Alessandro B. per Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza