domenica 3 aprile 2016

Laboratorio "Cantiere Giornale" a Lavarone

Quando frequentavo la scuola media la nostra classe aveva partecipato ad una laboratorio sul giornalismo. L’entusiasmo per l’iniziativa, com’è naturale, era dipeso molto dalle inclinazioni e dagli interessi di ciascuno. La sensazione che ricordo, però, è comunque legata ad un certo “fascino da redazione”, fatto del ticchettare incessante delle tastiere, di telefonate improvvise e di taccuini vergati freneticamente con mozziconi di matita. Forse anche per me quell’atmosfera veniva più da un certo immaginario letterario e cinematografico. 

Quando giovedì 25 febbraio 2016 Emanuela Macrì si è presentata ai ragazzi della classe IIa della Scuola Media di Lavarone per condurre uno dei laboratori proposti del programma di Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza, ho avuto la sensazione che la professione di giornalista cui voleva introdurre gli studenti centrasse poco col Daily Planet di Clark Kent. Ad essere diversi, per prima cosa, erano il pubblico e gli strumenti che a quella professione si riferivano. Certo non si possono includere i ragazzi di 13 anni tra i lettori abituali dei quotidiani ma ad essere poco abituale per loro sembrava, in senso lato, il quotidiano cartaceo come oggetto d’uso comune. 


Emanuela, per prima, non fa del giornalismo la sua professione esclusiva e collabora per un quotidiano on-line il cui format prevede un approccio ben diverso da quello tradizionale. Questa e tante altre osservazioni sono emerse dalla sua introduzione su che cos’è un giornale e com’è composta ed organizzata una redazione. Oramai, oltre all’informazione, anche le tante curiosità accessorie che un quotidiano ha da sempre veicolato, come l’oroscopo, il meteo o i palinsesti televisivi, vengono soddisfatte dal web e dalle applicazioni mobili. Nell’ascoltare le risposte dei ragazzi sulle loro abitudini digitali mi chiedevo, perciò, quanto potesse apparirgli lontano il mondo delle rotative.

L’introduzione di Emanuela è servita a precisare alcune nozioni fondamentali. Le differenze tra un quotidiano, un inserto o un supplemento; un quotidiano sportivo o un rotocalco. Quindi, aumentando la messa a fuoco, si è passati alla struttura di una pagina di giornale, per rendere un po’ più familiari termini come “testata”, “articolo di fondo”, “occhiello”, “editoriale” e “articolo di spalla”. Si è puntato molto da subito sulla forma laboratoriale dell’attività, intitolata, non a caso, Cantiere Giornale. Lo scopo finale è la produzione materiale di un giornale di classe e per fare ciò era necessario organizzarsi come una vera redazione. L’insegnante, Sonia Colman, sarebbe stata la direttrice, l’insegnante di sostegno Emanuela Dughetti, la vicedirettrice, Emanuela la caporedattrice ed io il caposervizio. Gli studenti sarebbero stati divisi in quattro gruppi da cinque giornalisti, incaricati di scrivere due o più articoli. 

Le reazioni, nell’immediato, sono un po’ freddine: “Scrivere articoli? Puzza di compiti!”. È bastato, invece, sottolineare la loro libertà di scegliere e trattare l’argomento che preferivano perché decine di idee venissero proposte e rilanciate. Per prima cosa è stato consigliato, ad ogni gruppo, di stendere una lista degli argomenti e gironzolando tra i banchi e i computer accesi sulle ricerche di immagini, risultava impossibile non sbirciare quegli elenchi misti di scienza, attualità e curiosità strampalate. Oramai la campanella stava per suonare; non c’era tempo di iniziare a scrivere ma i giovani giornalisti confabulavano già su come portarsi avanti col lavoro della settimana successiva.


Per il secondo incontro, giovedì 3 marzo 2016, erano a disposizione ben tre ore. In questo arco di tempo ci si poteva dedicare a pieno ritmo alla stesura e revisione degli articoli. C’era chi non era ancora sicuro di quale argomento avrebbe scartato, chi impazziva tra le gallerie di immagini e chi, invece, batteva righe su righe, rileggeva, chiedeva il parere del compagno di gruppo e, insieme, si sceglievano le fotografie. Io, Emanuela e la professoressa Colman passavamo da un gruppo all’altro correggendo qualche frase mal costruita oppure aiutando i giovani giornalisti a spiegare meglio, con parole loro, i concetti presi da internet. 

Gli argomenti ai quali i ragazzi si sono dedicati sono stati i più diversi ma, in fondo, accomunati dal tema della scienza. Da quella un po’ più “seria”, come il surriscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacci, a quella più svagata e curiosa, come la composizione dello shampoo. C’è chi ha preferito raccontare una propria esperienza, come la gita di classe ad Eisriesenwelt, la grotta dei giganti di ghiaccio, la più grande del mondo, presso Werfen, nel Salisburghese. Altro tema apprezzato è stato quello del cibo, in questo caso i pezzi sono stati dedicati alla storia del gelato e al ritrovamento di una coda di topo nelle crocchette del fast food. Infine, non potevano mancare gli amati animali; quelli teneri come il panda, quelli curiosi come il gambero pistola e quelli avvolti nel mistero come il megalodonte. Alla fine, ogni gruppo avrebbe prodotto due articoli.

Appuntamento per giovedì 31 marzo con l’ultimo incontro previsto. Nel mese che ci ha separati la classe si è impegnata da sé a concludere e rifinire gli articoli ed i titoli, a mandarli ad Emanuela insieme al titolo della testata: Microscoop. Perfetto per un giornalino di classe che parla di scienza! Distribuire a ciascuno degli alunni una copia a colori, stampata e finita, del loro lavoro ha fatto un gran bell’effetto. C’era tanto entusiasmo per quell’oggetto concreto frutto del loro impegno, testimoniato da quei nomi posti in calce ad ogni articolo. Anche io personalmente ho sorriso di gioia per quel risultato. Pur marginalmente, avevo seguito la nascita e lo sviluppo degli articoli e persino a me dava soddisfazione vederli stampati e conclusi nella loro versione definitiva. 


Cantiere Giornale ha davvero funzionato. Ha funzionato grazie alla competenza e alla pazienza di Emanuela, alla volontà dell’insegnante di tenere vivo questo lavoro pur in un arco di tempo piuttosto lungo. Ma, soprattutto, ha funzionato grazie alla passione che i giovani giornalisti hanno dimostrato di avere. Forse non per il giornalismo come professione di vita ma certamente per un prodotto dei loro sforzi. I gruppi hanno lavorato bene insieme anche perché tutta la classe, da quanto ho avvertito, è fondamentalmente un bel gruppo di amici. Chissà se davvero terranno fede al loro proposito, inimmaginabile all’inizio del primo incontro, di continuare a scrivere un giornalino di classe. Anche se così non fosse, so che avranno comunque il proposito, e la capacità, di lavorare come una squadra.

Per visionare l'album fotografico completo

Cronaca e fotografie di Alessanndro B. per Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza