Il primo febbraio l'operatrice Paola Conzatti del Museo Civico di Rovereto ha raggiunto gli alunni della seconda classe della Scuola Primaria di Folgaria al termine della pausa pranzo, per passare con loro in maniera creativa e rilassante le ultime due ore del pomeriggio. Portava con sé alcune scatole di matite e… tanti vasi di fiori. Fiori veri, primule e violette.
Disegnare i fiori era, infatti, non solo il titolo ma anche l’obiettivo principale del laboratorio. In linea con gli obiettivi di Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza, l'attività proposta si è presentata come un collante tra diverse discipline (in questo caso le scienze e l'educazione artistica) per consolidare, attraverso l'osservazione dal vero e l’espressione manuale, le prime conoscenze sul mondo delle piante affrontate dall'insegnante Marta Rech.
Facendo leva sullo spontaneo interesse dei bambini per il disegno, Paola li ha invitati, per prima cosa, ad esaminare da vicino, toccandoli con mano, i vasi di primule e di violette. Si prefiggeva, infatti, di avvicinare i bambini al ritratto dal vero, non al semplice disegno di fantasia. Saper osservare la natura per poterla ricopiare al meglio, ha spiegato Paola, fino a poco tempo fa rappresentava l'unico modo per documentare ciò che veniva visto, quando ancora non esistevano le macchine fotografiche.
Essere abili disegnatori rappresentava, quindi, anche una necessità e tale abilità non richiedeva per forza doti straordinarie ma, prima di tutto, un occhio attento e la conoscenza di qualche trucco. Il più importante è certamente quello di scoprire, nelle piante di fronte a sé, quali figure geometriche di base vi si nascondono: cerchio, triangolo, quadrato o rettangolo. Scomporre il fiore in poligoni semplici è infatti un valido aiuto per tracciare poi, con maggior precisione, i dettagli di una corolla o di un petalo.
Dopo le prime reticenze e un po' di sorpresa, i bambini erano contenti di notare come le loro primule disegnate erano un po' più rotonde, un po' più simmetriche di quel primo tentativo fatto a mano libera. A questo proposito, un altro punto sul quale l’operatrice ha più volte insistito è stato quello di non usare la gomma. Gli schizzi, le prove, i prototipi, sono un elemento fondamentale; cancellare continuamente i passaggi che possono portare ad un bel risultato finale non aiuta a capire dove intervenire per la necessaria correzione dei propri disegni.
Scoprire la geometria nella natura, però, non è soltanto un accorgimento per imparare a disegnare; è una vera e propria mappa per condurci a conoscenze che ci appaiono invisibili. «Chi sa quanti petali ha un fiore di melo?» ha chiesto Paola. Di fronte alla risposte più disparate è bastato tagliare una mela per rivelare in un colpo solo due piccole magie. Al centro della sezione trasversale del frutto si trova una stella a cinque punte: sono i cinque carpelli che contengono i semi e sono tanti quanti erano i petali del fiore dal quale si sono sviluppati.
La seconda parte del laboratorio Disegnare i fiori si è tenuta il quindici febbraio e questa volta l’attenzione si è spostata sui colori e sulle tecniche di colorazione. Dopo aver ripreso le nozioni basilari dell’incontro precedente, mostrando come anche per soggetti diversi dai fiori e spesso più complessi, come gli animali, valessero gli stessi accorgimenti geometrici, Paola è passata a illustrare brevemente l’origine dei colori, mostrando una serie di pigmenti di base e le diverse forme in cui si possono trovare gli acquerelli. Ai bambini, poi, sono state consegnate delle matite acquerellabili.
La scelta è caduta su questo tipo di strumento per la sua versatilità; esse permettono infatti di disegnare e di eseguire una prima colorazione come dei normali colori a matita. In seguito, passando sopra il foglio con un pennello umido, i colori si sciolgono leggermente trasformandosi in un vero e proprio acquerello limitando di molto l’inconveniente di una eccessiva diluizione. A seconda che si voglia una maggiore o minore intensità e sfumatura basterà ripassare col pennello e si potrà persino andare a “togliere” colore dal proprio disegno come da una tavolozza, per andare ad aggiungerlo ad un’altra parte del foglio.
Un’altra piccola magia. Benché la tendenza degli alunni fosse di riempire tutto il disegno con le matite, all’invito di Paola ad usarle il meno possibile, per sfruttare piuttosto l’effetto acquerello, si sono messi all’opera meravigliandosi non poco di come anche quei loro disegni di bambini potevano trasformarsi, con un po’ di accuratezza, in fiori e animali dall’aspetto di piccoli quadretti.
La ricchezza delle sfumature delle matite acquerellabili ha dato risultati davvero sorprendenti, soprattutto per la facilità con cui permettono di superare l’accostamento piuttosto grossolano tipico delle matite, in cui i colori sembrano sempre “vicini” ma mai abbastanza amalgamati.
Molti degli alunni, alla fine del laboratorio, hanno insistito per poter portare a casa i propri disegni, di cui andavano a ragione orgogliosi, per mostrarli ai propri genitori e specialmente coloro che, normalmente, non avevano dimostrato particolare interesse per il disegno e che tanto più, ora, sorridevano nel sentirsi un poco più capaci.
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Cronaca e fotografie di Alessandro B. per Aperta-Mente. La divulgazione tra scienza e conoscenza